894.511334 Narrativa ungherese (Narrativa magiara). 1945-1989 [22]

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Kaddish pour l'enfant qui ne naitra pas
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Kertesz, Imre <1929-2016>

Kaddish pour l'enfant qui ne naitra pas : roman / Imre Kertesz ; traduit du hongrois par Natalia Zaremba-Huzsvai et Charles Zaremba

[Arles] : Actes Sud, copyr. 1995

Resumen: Nel culto ebraico, il kaddish è una breve preghiera composta da piccole formule di lode a Dio in lingua aramaica. Ricorre spesso durante le orazioni giornaliere e viene recitata anche in suffragio dell'anima di un parente. La prima parola del libro è No!. È così che il narratore, uno scrittore ebreo ungherese di mezz'età, György Köves, risponde a un conoscente che gli chiede se ha un figlio. È la stessa risposta data alla moglie (ora ex moglie) quando, anni prima, lei aveva espresso un desiderio di maternità. Mentre il narratore si rivolge al bambino che non si è sentito di mettere al mondo, introduce il lettore nei labirinti della sua coscienza, drammatizzando i paradossi che accompagnano la sopravvivenza alla catastrofe di Auschwitz.

Jours glaces
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Cseres, Tibor

Jours glaces / Tibor Cseres ; traduit du hongrois par Anne-Marie De Backer, Philippe Haudiquet et Georges Kassai ; avant-propos de Veronique Charaire

[Paris] : Gallimard, copyr. 1971

Un autre
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Kertesz, Imre <1929-2016>

Un autre : chronique d'une metamorphose / Imre Kertesz ; traduit du hongrois par Natalia et Charles Zaremba

[Arles] : Actes Sud, copyr. 1999

Resumen: Dopo i sommovimenti del 1989 e la caduta del Muro di Berlino, l'esistenza di Imre Kertész subisce un'accelerazione e diventa una vita nomade. Proporzionalmente alla sua fama di scrittore, aumentano i suoi viaggi e, tra il 1991 e il 1995, non fa che prendere appunti, annotare osservazioni, fissare nel racconto le proprie impressioni. Il dialogo costante con se stesso e con gli autori amati si amplia nell'osservazione della vita oltre i confini dell'Ungheria, una patria avvertita sempre più in declino e percorsa da sentimenti xenofobi e antisemiti. I viaggi sono l'occasione per confrontarsi, ancora una volta, con la propria identità di ebreo, di ungherese, di europeo dell'Est, di intellettuale a contatto con la cultura tedesca. Ovviamente, la mente non può non tornare all'accadimento che ha marcato la sua esistenza e quella dell'intera umanità: Auschwitz.