Garzanti, 2019
Resumen: "Mi chiamo Vittoria e la mia vita è perfetta. Ho una grande casa e tanti amici. Non mi interessa se mia madre si comporta come se io non esistessi. Se mio padre è morto quando ero piccola. Se non ricordo nulla della mia infanzia. Se, anche circondata da persone e parole, sono in realtà sola. Io indosso ogni giorno la mia maschera, Vittoria la brava figlia, la brava amica, la brava studentessa. Io non dico mai di no a nessuno. Per me va benissimo così. È questo senso di apnea l’unica cosa che mi infastidisce. Quando mi succede, quello che ho intorno diventa come estraneo, sconosciuto. Ma è solo una fase. Niente potrebbe andare storto nel mio mondo così impeccabile. Ero convinta che fosse davvero tutto così perfetto. Fino al giorno in cui ho ritrovato i pezzi di un vecchio carillon di ceramica. Non so cosa sia. Non so da dove provenga. Non so perché mi faccia sentire un po’ spezzata e interrotta, come lui. Ma so che, da quando ho provato a riassemblarlo, sono affiorati ricordi di me bambina". Una storia che ci dimostra come siano le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono le nostre fragilità a renderci quello che siamo, a rendere la nostra vita davvero perfetta, a tracciare la strada delle nostre cose interrotte.
20 June 2019 a las 17:30
Leggendolo si ha l'idea di leggere un romanzo, mentre invece i temi trattati sono poco "da romanzo". Profondo. A mio parere però la figura dell'eroe la fa il personaggio sbagliato.
E poi a pg 241 mi imbatto nella frase "per quello che avrebbe potuto essere e non era stato, che immediatamente mi ha rimandata al mio amato Gozzano ("Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state". GG, Cocotte). Per poi trovare a pg 267 la citazione, qui attribuita, di una Sua poesia. E qui le stelline attribuite al libro sono aumentate
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