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Reels per giovani boomers - Fabrizio Duina e Fabri Fiacca

Non sapendo fare i reel, Fabrizio Duina, in arte Fabri Fiacca (come viene ben spiegato nel primo capitolo), ha deciso di scrivere un libro, ovvero di fare reels (ci tiene a scriverlo con la “s“ finale) in forma cartacea. “Reels per giovani boomers“ (Calibano Editore, 2024) è un esperimento letterario d’esordio dal sapore artistico, che si sviluppa in reels-capitoli su svariati argomenti. Ventisette in tutto, dove l’autore, quarantenne, ha potuto esprimere se stesso, attingendo al suo vissuto, in una forma più congeniale alla sua naturale, scarsa, inclinazione per le tecnologie digitali. Come nei veri reel, ogni capitolo ha la sua colonna sonora, il brano che il lettore dovrebbe ascoltare durante la lettura. Ovviamente secondo i gusti di Fabri Fiacca, ci sono soprattutto cantautori italiani: da Ligabue a Caparezza, da Cesare Cremonini a Lucio Battisti, ma anche Afterhours e Baustelle… Nel testo, poi, accanto a suggerimenti musicali, non mancano citazioni cinematografiche e film consigliati.

Vicende della sua vita personale sono così snocciolate in modo originale, scorrevole, rapido, digeribile, anche grazie al generale mood ironico. Talvolta un reel contiene anche una breve storia, un racconto nel racconto, o più aneddoti, comunque in coerenza narrativa con il contesto del capitolo. Altre volte, l’autore si rivolge in maniera così diretta e colloquiale al lettore da rendere in modo efficace, seppur cartaceo, l’effetto meta-cinema di quando un attore guarda in camera parlando fuori dal film.

Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/reels-per-giovani-boomers-fabrizio-duina-fabri-fiacca/

Tutti i fiori della mia estate - G. Anna

Matilde sa bene cosa vuole dalla sua vita, ha un buon fidanzato e una migliore amica che ama alla follia. Ma, in una calda giornata di agosto, la sua vita viene sconvolta dalla notizia della morte della madre: Petra, esperta botanica, che ha preferito amare le piante piuttosto che la figlia, abbandonandola e sparendo nel nulla per anni.

Matilde si trova costretta quindi a raggiungere Nardovino, un paese di montagna (il nome è di fantasia) abbarbicato fra i monti bresciani per i funerali. È proprio qui che i suoi piani vengono stravolti: la natura risveglia in lei emozioni soffocate e ricordi offuscati dalla rabbia. Matilde deve così affrontare il dolore per un lutto che la colpisce più duramente di quanto pensasse, affrontando un vero e proprio viaggio interiore, nel quale comprensione e accettazione, ma soprattutto amore, rappresentano le uniche bussole per orientarsi fra gli imprevedibili sentieri della vita. E, come se non bastasse, a destabilizzare l’equilibrio precario delle sue convinzioni, si intromette lo scorbutico e affascinante Eric, con il quale instaura inizialmente un rapporto di odio influenzato da pregiudizi che il tempo e la sincerità tramuteranno in qualcosa di più profondo e travolgente.

G. Anna è lo pseudonimo di Giada Guerreschi e Anna Pace: amiche e lettrici appassionate di viaggi e fiori, karaoke e gatti, credono nelle storie d’amore autentiche, senza però disdegnare i fantasy. “Tutti fiori della mia estate” (Piemme, 2024), il loro romanzo d’esordio, è una lettura ideale per giovani adulti alla ricerca di sé stessi e della propria identità.

Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/tutti-i-fiori-della-mia-estate/

Le tre ghinee - Virginia Woolf

“Cosa possono fare le donne per prevenire la guerra?” Comincia tutto da qui, da questa (apparentemente) semplice domanda. E Virginia Woolf costruisce la sua risposta donando idealmente tre ghinee (una moneta d’oro inglese) a una causa diversa, secondo lei fondamentali per costruire un mondo più giusto e pacifico.

Ma cosa rappresentano le tre ghinee che danno il nome al titolo? La prima è destinata a sostenere l’istruzione delle donne (senza un’educazione di pari livello rispetto agli uomini, le donne non potranno mai avere una reale indipendenza né contribuire pienamente alla società); la seconda va a favore della creazione di una professione femminile indipendente (che si svincoli dal controllo economico maschile); la terza è donata a un’associazione che lotta per la pace (fondata su nuove istituzioni e valori alternativi).

Devo dire che questo testo mi ha sorpreso: mi aspettavo un saggio più simile ai suoi romanzi, forse più narrativo o intimo, mentre ho trovato un testo politico, strutturato come una lunga lettera riflessiva. In realtà, le sue tre ghinee non sono semplici offerte, ma simboli di un altro modo di pensare il potere e la libertà delle donne.

Mi ha colpito la lucidità con cui Woolf analizza i legami tra educazione, indipendenza economica femminile e la possibilità di prevenire la guerra, anche se a volte il tono - molto formale e ragionato - mi è sembrato meno coinvolgente di quello che speravo e un po’ troppo arzigogolato in lunghe digressioni.

Nonostante questo, la profondità e l’attualità delle idee di Woolf rimangono assolutamente straordinarie. Mi hanno lasciato un senso di ammirazione per il coraggio con cui vengono delineate. È un libro che chiede attenzione, ma che ripaga con spunti ancora potentissimi.

Oggetti solidi - Virginia Woolf

Un libro diverso, inaspettato, a cui mi sono avvicinata con estrema curiosità. Mi ha dato conferma di quanto poliedrica sia Virginia Woolf: riesce a catturare dei momenti sfuggenti - all’apparenza semplici - e a trasformarli in piccoli tesori, che possono essere affiancati alla vita quotidiana di tutti. L’ordinario che diventa straordinario. Tra tutti mi sono rimasti impressi "Quartetto d’archi" e "Kew Gardens". Il secondo, in particolare, mi ha dato le stesse sensazioni di un quadro en plein air; le aiuole sembravano anche dei microcosmi dove si intrecciavano vite e ricordi. Devo ammettere però che sono stata conquistata da "La società": qui Woolf trasforma una riunione di donne in una vera indagine sociologica, sulla scia dei temi di "Una stanza tutta per sé". Anche se preferisco di gran lunga la Woolf romanziera, sono dell’idea che i racconti meritino di essere assolutamente letti.

La grande sete - Erica Cassano

Tema della liberazione affrontato da una prospettiva nuova ed originale. La vicenda storica funge da sfondo remoto su cui si muovono personaggi la cui umanità, evoluzione ed involuzione viene descritta in modo magistrale. Seppur all'inizio si possa avere quasi l'impressione di leggere semplicemente un compito ben eseguito, man mano che le pagine scorrono, la trama si intensifica, arrivando in alcuni punti a mozzare il fiato del lettore, costringendolo a fermarsi, respirare e assimilare ciò che ha appena letto.
Lettura assolutamente consigliata agli amanti di storia e narrativa.

R: Tutte le anime - Javier Marias

RECENSIONE CORALE A CURA DE "I MISERALIBRI – GRUPPO DI LETTURA BIBLIOTECA DI CHIARI"

Un’opera che divide e interroga, tra fascino letterario e resistenze di lettura: così si potrebbe definire "Tutte le anime", di Javier Marías. È un libro che non lascia indifferenti, capace di suscitare reazioni opposte ma non superficiali. La storia “nasce” anche dall’esperienza diretta dell’autore - laureato in Filologia moderna - come docente a Oxford, e la sua natura un po’ indefinita la colloca in quella zona di confine tra romanzo, saggio e memoir, che da un lato la racchiude in una struttura architettonica complessa ma dall’altro rischia di renderla incomprensibile.

Il primo impatto con il libro rivela immediatamente la sua natura FATICOSA e POCO SCORREVOLE. Non si tratta di una lettura ordinaria: manca una trama tradizionale, sostituita da un flusso di pensieri che si attorciglia su se stesso in modo brillante e filosofico. La scrittura, che ricorda quella di Saramago per la sua natura contorta, richiede al lettore un approccio paziente e meditativo. È un libro che va letto con calma, accettando i suoi ritmi dilatati e la sua tendenza a soffermarsi su ogni dettaglio (anche in maniera ripetuta).

Il protagonista, significativamente privo di nome, fluttua nei suoi pensieri in un’atmosfera sospesa che pervade tutto il romanzo. Questo aspetto GALLEGGIANTE dell’opera crea un ambiente quasi sottovuoto («luogo immutabile e inospitale e conservato sotto sciroppo»), dove i ragionamenti si sviluppano secondo un andamento ellittico e circolare, in un continuo rimando tra presente e passato.

"Tutte le anime" è stato definito da molti OSTICO e DIFFICILE, con punti ripetitivi che ritornano ossessivamente sugli stessi concetti. Molti si sono imposti la lettura e hanno proceduto quasi meccanicamente attraverso una narrazione che è resistita alla comprensione immediata. La resistenza iniziale, però, si è poi trasformata in un’esperienza gratificante per chi ha deciso di perseverare.

L’opera presenta una natura ONIRICO-CARSICA che richiede impegno ma che, superata la soglia iniziale, rivela la sua ricchezza. È un romanzo sul turbamento, dove i personaggi assumono talvolta i contorni inquietanti di figure da noir-horror, come nell’episodio della bambina che assiste al suicidio della madre. Lo stesso Pier Paolo Pasolini ha detto: perché togliersi il piacere di farsi scandalizzare? Nonostante la difficoltà e i turbamenti, il libro mantiene un carattere REALE perché riporta ragionamenti e riflessioni che appartengono all’esperienza comune.

L’ambiente accademico di Oxford viene dipinto con tratti inclementi ma affascinanti. L’atmosfera è bella ma rarefatta, difficile da penetrare, caratterizzata da giornate costantemente uguali e di un grigiore che contrappone simbolicamente il mondo mediterraneo a quello anglosassone, la luce al buio. La scrittura si rivela ELEGANTE e RAFFINATA, capace di momenti di ironia e sarcasmo che alleggeriscono la densità concettuale dell’opera. L’autore dimostra una particolare abilità nel criticare i professori “ingessati nella loro parte”, creando un ritratto ambiguo e divertente dell’ambiente accademico.

Il protagonista suscita reazioni contrastanti. Alcuni lettori lo percepiscono come poco attento all’umanità delle persone, troppo incentrato su se stesso e caratterizzato da un atteggiamento pessimista e talvolta maschilista. La sua mancanza di empatia nelle relazioni, soprattutto con le figure femminili, viene vista come un limite dell’opera. Altri, invece, interpretano questa apparente insensibilità come una scelta letteraria funzionale alla storia che Marías vuole raccontare. Il protagonista non sarebbe insensibile per natura, ma rappresenterebbe uno strumento narrativo per esplorare temi più ampi legati alla solitudine, alla morte e al turbamento esistenziale.

L’opera presenta PERSONAGGI INTERESSANTI sotto diversi punti di vista, anche se alcuni li hanno giudicati poco caratterizzati. Lo spazio che occupano nella narrazione è ben percepibile, e la loro presenza contribuisce a creare quell’atmosfera sospesa che contraddistingue tutto il romanzo («Colui che qui racconta quel che vide e quel che gli capitò non è colui che lo vide né colui al quale capitò, e neppure è un suo prolungamento, una sua ombra, un suo erede, un suo usurpatore»).

"Tutte le anime" si presenta come un libro CALDO dal punto di vista intellettuale: è un’opera particolarmente CEREBRALE che richiede un lettore disposto ad accettare la sfida di una narrazione diversa. Il tentativo di Marías di “scrivere all’inglese”, oscillando tra flusso di coscienza e humor, crea un ibrido stilistico che migliora dopo un certo punto della lettura. La natura INAFFERRABILE dell’opera alla fine si rivela essere la sua caratteristica distintiva: contrariamente alle prime impressioni, una storia c’è, ed è quella di due anni di insegnamento in Inghilterra con tutto ciò che vi si inserisce nel mezzo.

"Tutte le anime" offre diversi spunti di riflessione di notevole interesse. Il romanzo si dimostra particolarmente ricco quando affronta temi legati al mondo dei libri, degli scrittori e del collezionismo letterario. Si tratta di un libro che apre riflessioni sul valore delle opere impegnative: quelle storie che sono difficili all’inizio ma che alla fine rivelano la loro bellezza a chi ha la pazienza di penetrarle. Non è certamente un libro da consigliare a chi si avvicina per la prima volta a Marías, ma rappresenta un’esperienza significativa per lettori disposti ad accettare il suo stile di scrittura. Anche se si tratta di una lettura TORMENTATA e per certi versi AMPOLLOSA, offre dei riferimenti brillanti e evocativi, che rimangono stampati nella mente (come ad esempio la metafora dei rifiuti e della pattumiera, citata da molti).

Durante l’incontro è emerso anche un particolare apprezzamento alla copertina che in un’edizione Einaudi contiene un dipinto di Leonor Fini (artista in mostra a Palazzo Reale fino al 20 luglio), molto bello ed evocativo, che sembra già preannunciare la natura particolare di ciò che si andrà a leggere. Leonor Fini è stata una importante esponente del Surrealismo e la sua arte si è caratterizzata per aver trasceso i confini della realtà. L’affiancamento a "Tutte le anime" è suggestivo sotto questo punto di vista: una lettura che sfugge alle definizioni tradizionali e che continua a interrogare il lettore anche dopo la chiusura dell’ultima pagina.

Durante la discussione sono state suggerite due opere dello stesso autore (si scostano da quella letta insieme e potrebbero stupire): "Vite scritte" (1992) e "Domani nella battaglia pensa a me" (1994).

R: Chiamami col tuo nome - André Aciman

“Tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra”… I pomeriggi d’estate, il tennis, le cicale, la musica, la lettura, la piscina, le corse, le passeggiate in bicicletta. Oliver, 23 anni, giovane letterato accolto dalla famiglia di Elio come residente estivo in cerca di un luogo tranquillo dove dedicarsi alle proprie pubblicazioni; Elio, 17 anni, amante della letteratura classica, della musica, della chitarra.
Da subito tra di loro è un gioco di sguardi, le loro menti viaggiano in parallelo.
Oliver “vedeva dentro chiunque perché cercava nelle persone ciò che aveva visto in se stesso e forse non voleva che altri vedessero” ed Elio non si rendeva conto che “ voler mettere alla prova il desiderio non era altro che un sotterfugio per ottenere ciò che voleva senza poterlo ammettere”.
Tra loro non ci sono altro che verità e “dove ci sono verità non ci sono barriere”.
La loro storia nasce come scoperta, trasporto, passione carnale, da incontro poetico a desiderio fisico: “Oliver era mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, marito, il mio amante, me stesso”. Un amore totalizzante, che rimane nel tempo, nei ricordi perché anche se lontani quelli rimangono i luoghi dello spirito.
Film visto, ma da rivedere ora con altri occhi.

La strada giovane - Antonio Albanese

Romanzo con una storia e una scrittura veramente modesti caratterizzato da una trama a dir poco inverosimile e da una narrazione superficiale. Decisamente eccessive le aspettative testimoniate dalle attuali prenotazioni. La cosa migliore, a mio parere, è senz'alcun dubbio la copertina.

La "Fabrica" della Via Crucis - a cura di Marco Albertario

Cerveno è un piccolo borgo medievale raccolto alle pendici del monte Concarena in media Valcamonica. Se in anni recenti è diventato anche luogo di transito di tanti escursionisti che percorrono l’Antica via Valeriana, in passato è stato soprattutto un importante luogo di devozione per i valligiani.

Dalla metà del XVIII secolo, Cerveno ospita infatti il santuario della Via Crucis con le varie stazioni costituite da gruppi scultorei realizzati in prevalenza dall’artista Beniamino Simoni con uno stile decisamente peculiare. Questo edificio, addossato alla Parrocchiale di San Martino e facente parte di un complesso architettonico molto antico, costituisce un unicum: per lungo tempo snobbato dalla critica artistica, è stato portato all’attenzione del pubblico da grande critico e intellettuale milanese Giovanni Testori negli anni settanta del Novecento e da allora è stato fatto oggetto di numerosi studi e volumi.

Tra questi, un posto di riguardo lo merita sicuramente “La ‘Fabrica’ della Via Crucis. Il Santuario di Cerveno tra ricerca e restauro”, curato da Marco Albertario. Un volume imponente, edito da BAMS che ha il merito di mettere ordine – in poco più di 350 pagine di pregevole fattura, al prezzo di 70 euro – nel corpus frammentario delle ricerche precedenti presentando uno studio organico di tutti gli aspetti relativi a questa straordinaria opera.

Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/fabrica-via-crucis-cerveno/

I nove doni - Giovanni Allevi

Mai copertina fu più esemplificativa: la pesantezza dei sassi (argomento trattato) unita alla preziosità (esperienza vissuta) e alla luce dell'oro (punto di vista e finale).

Shiarrael - Emma Cremaschini

Shiarrael possiede solo il suo nome. “Ali delle stelle” significa, quelle stelle che l’hanno sempre protetta e guidata nel suo cammino. Non ha un passato Shiarrael, e nemmeno un futuro. Sa solo che nel colore della sua pelle è scritta la sua origine. Vive alla giornata, o meglio, vive il singolo attimo, costantemente in fuga dal mondo, senza sapere verso cosa sta fuggendo. Non le piace pensare perché “pensare di solito significava preoccuparsi. Preoccuparsi per dove avrebbe passato la notte, per che cosa avrebbe mangiato; preoccuparsi per il cibo che mancava, per i vestiti che erano troppo logori per riscaldarla”. Fino al giorno in cui il destino (o lo zampino di un’anziana governante!) le fa incrociare gli occhi di Ubertino Clerico.

Con “Shiarrael. Ali delle stelle” (LuoghiInteriori, 2024) la giovane scrittrice bresciana Emma Cremaschini torna per la quarta volta in libreria e ci regala una storia intensa, poetica e profondamente umana. Dopo aver raccontato il dramma della guerra in opere come "Ti porto con me", "Memorie di un fiore di campo" e "Aggrappati alle nuvole", Cremaschini cambia direzione per narrare la vicenda di una giovane zingara che vive per strada e improvvisamente vede di fronte a sé una possibilità inaspettata: sognare un futuro diverso.

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Diabolik, chi sei? - soggetto e sceneggiatura Angela e Luciana Giussani

Diabolik non mi ha mai appassionato, questo miscuglio in calzamaglia tra Arsenio Lupin, 007 (con annessi gadget tecnologici) e Jason Bourne (perchè Diabolik mena e uccide anche, quando è il caso). Le storie sono dei polizieschi generici in definitiva e l'idea della femme fatale di turno non è nemmeno tanto insolita.

Cosa rende eccezionale questa versione di Diabolik allora ? La risposta è CORRADO ROI ! Il geniale fumettista varesotto è stato richiesto di ridisegnare questo numero "speciale" del fantomatico personaggio creato dalle sorelle Giussani, episodio il 107° che svela il passato del nostro e ne spiega l'origine del nome d'Arte.

L'interpretazione di ROI è assolutamente magistrale, i suoi chiaroscuri sono possenti e la forza drammatica dei personaggi surclassa di molte lunghezze il disegno della versione originale del 1968.

E' facile fare il confronto tra le due versioni, quella attuale di ROI e quella di Coretti/Facciolo, perchè questa edizione de "Lo Scarabeo" presenta una soluzione originale (io non l'ho mai vista prima per lo meno) e geniale perchè negli ampi margini laterali è riportata pagina per pagina, riquadro su riquadro e stampata in piccolo ed in grigio la versione uscita 57 anni orsono.

A voi giudicare, io la mia scelta l'ho già fatta.