Abstract: I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l'Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l'altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l'abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l'eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump. "Elegia americana" celebra un'America silenziosa e dà voce a quella classe operaia dei bianchi degli Stati Uniti più profondi che un tempo riempiva le chiese, coltivava le terre e faceva funzionare le industrie. Quel mondo non c'è più, al suo posto solo ruggine e rabbia. E J.D. Vance diventa così il cantore, brutale e appassionato, dell'implosione di un modello, di un'idea. Di un sogno che è stato a lungo anche il nostro.
Titel und Beiträge: Elegia americana / J. D. Vance ; traduzione di Roberto Merlini
Veröffentlichung: Garzanti, 2017
Physische Beschreibung: 254 p. ; 23 cm
EAN-Code: 9788811673460
Datum:2017
Sprache: Italian (Sprache des Texts, Filmmusik, usw.)
Land: Italy
Es gibt 8 Kopien, davon 0 geliehen
Bibliothek | Stellung | Inventar | Zustand | Verfügbarkeit | Rückkehr |
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Chi ancora non si spiega l'elezione di Trump troverà forse qualche risposta in questo libro, che è stato al centro del dibattito politico e culturale recente negli USA.
L'autore racconta la sua vita, paradigmatica di quella della comunità hillbilly , rurale e difficile, da cui proviene e da cui si è emancipato. Hillbilly (buzzurri, montanari), o white trash (spazzatura bianca) sono i modi con cui gli americani definiscono quei bianchi poveri, prevalentemente di origine irlandese e scozzese, che non sono andati all’università e vivono in aree rurali depresse.
"Vedete, sono nato in una famiglia povera della Rust Belt, in una cittadina dell’Ohio che era cresciuta intorno a un’acciaieria e che non ha fatto altro che perdere posti di lavoro e speranze. Ho un rapporto che definirei eufemisticamente complesso con i miei genitori, uno dei quali a mia memoria ha sempre avuto problemi di droga. Mi hanno allevato i nonni, che non hanno frequentato alcun liceo; e sono ben pochi i membri della mia famiglia allargata a essere andati all’università. Le statistiche dicono che quelli come me avranno un futuro difficile, e nella migliore delle ipotesi riusciranno a cavarsela senza ricorrere ai sussidi statali; nella peggiore moriranno per un’overdose di eroina, come è capitato soltanto l’anno scorso a decine di ragazzi della cittadina in cui sono nato.
Io ero uno di quei ragazzi dal destino segnato".
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