RECENSIONE CORALE A CURA DE "I MISERALIBRI – GRUPPO DI LETTURA BIBLIOTECA DI CHIARI"
"L'amore graffia il mondo" di Ugo Riccarelli si è rivelata essere un’opera piuttosto divisiva, che ha suscitato pareri più negativi che positivi. Il romanzo ha un gusto DOLCEAMARO e attraversa le vicende di Signorina, una protagonista che incarna il sacrificio femminile nell’Italia del ventesimo secolo. È “amaro” per il periodo storico trattato – il Fascismo, la Seconda guerra mondiale, la fatica della ripresa – e per la donna rigidamente confinata in un sistema patriarcale; è “dolce” per il carattere mite, garbato ed elegante della protagonista: forte quando necessario ma poco determinata (neanche troppo per colpa sua) nel perseguire i propri sogni.
La narrazione risulta a tratti IDEALIZZATA, con alcuni elementi che appaiono forzati: la protagonista eccelle nella sartoria (grazie a un omino misterioso e ambiguo che la incanala attraverso i vestitini di carta per le sue bambole) e suo figlio nella musica, due aspetti volti quasi a compensare le limitazioni imposte dal contesto sociale. Questo approccio può sembrare riduttivo, specialmente quando si relega l’arte della sartoria - prettamente femminile - a una dimensione “minore”, trasmettendo l’idea che ogni persona dovrebbe invece avere la libertà di sperimentare indipendentemente dalle proprie qualità innate.
Emerge con forza un senso di INSODDISFAZIONE che permea l’intera storia: Signorina non sembra mai raggiungere una vera felicità, intrappolata com’è tra le aspettative sociali e i sacrifici personali. Questo aspetto del romanzo appare LACERANTE nella sua cruda realtà, poiché rappresenta una vita di dedizione che non trova ricompensa nemmeno nel finale.
Alcuni lettori hanno trovato la struttura narrativa ORDINARIA, con personaggi poco caratterizzati e una trama che potrebbe risultare piatta. Il romanzo descrive l’ordinarietà della vita quotidiana, dove ciò che guida le scelte della protagonista non è tanto l’amore quanto il senso del dovere, riflettendo una prospettiva un po’ maschilista che risulta quasi frustrante se analizzata con una mente contemporanea.
Il romanzo possiede tuttavia una dimensione JUNGHIANA interessante: per Jung, il senso della vita non è diventare perfetti ma completi, e ciascuno possiede un proprio “demone” che deve scoprire per realizzarsi pienamente. E Signorina, nel suo atteggiamento di mettere davanti sempre il prossimo, sembra rinunciare a questo “demone” interiore con la conseguenza di vivere una vita incompleta e poco felice.
C’è anche qualcosa di profondamente NOSTALGICO in questa narrazione, che porta a chiedersi: amare incondizionatamente è davvero un modo per realizzarsi? La felicità arriva solo attraverso l’amore sacrificale? Molti, leggendo il libro, hanno sentito il desiderio di scuotere Signorina, di spingerla a perseguire i suoi desideri con maggiore determinazione, di farla diventare come la donna raffigurata in copertina con lo sguardo speranzoso volto lontano.
Nonostante la vicenda sia APPASSIONANTE, il ruolo della donna appare poco convincente, forse perché raccontato da una prospettiva maschile. Il legame tra la Storia con la S maiuscola e la storia personale della protagonista rende evidente come le scelte individuali siano pesantemente condizionate dal contesto sociale e storico.
Per alcuni, l’opera è risultata DELUDENTE non tanto per la qualità letteraria, ma per il destino della protagonista: una vita di sacrifici - inserita in una storia triste - che non trova un lieto fine. Risulta doloroso pensare che questa fosse la realtà per molte donne del passato, e che per alcune (purtroppo) lo sia ancora oggi.
La struttura narrativa del romanzo può essere definita un PATCHWORK, con salti temporali che intrecciano passato e presente, collegando eventi e personaggi in maniera non lineare. Questi legami ricordano i punti di sutura tra le varie “patch” di una coperta, uniti da fili di ricordi e memorie. Un po’ sulla scia dell’amore per la sartoria di Signorina. La scrittura è apprezzabile, anche se la predominanza di descrizioni e riflessioni a discapito dei dialoghi può risultare a tratti pesante.
Per qualcuno, l’opera è apparsa INUTILE nella sua rappresentazione scontata della storia femminile, arrivando addirittura ad apprezzare di più i personaggi animali di Milio e Armida. Per altri, invece, il romanzo offre una riflessione profonda sul costo emotivo delle aspettative sociali, simboleggiato dal cedimento prima nervoso e poi cardiaco della protagonista; quel cuore letteralmente graffiato dall’amore che dà il titolo all’opera e che, per certi versi, ricorda il quadro “Le due Frida” di Frida Kahlo.
"L’amore graffia il mondo" prova a rappresentare la condizione femminile nel contesto storico italiano, ma poi lascia al lettore il compito di interrogarsi sul valore del sacrificio e sulla ricerca dell’autodeterminazione. È un’opera che, pur nelle sue contraddizioni, stimola una riflessione profonda sui ruoli di genere e sul prezzo dell’abnegazione.