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Prima dell'alba
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Malaguti, Paolo <1978->

Prima dell'alba

Neri Pozza, 2017

Abstract: Alle 6,30 del 27 febbraio 1931 il trillo violento del duplex manda all’aria uno dei sogni più belli, con tanto di fiammante Fiat 521 Coupé, fatti dall’ispettore Ottaviano Malossi, 32 anni, sposato da cinque, ufficiale della Polizia di Stato nella questura centrale di Firenze. Dall’altro capo del telefono il collega Vannucci gli dice che è atteso alla stazione dagli agenti della Ferroviaria... con una certa urgenza, visto che c’è di mezzo un morto. Il tempo di trangugiare l’orzo riscaldato dalla sera prima nel buio del cucinino, salutare la moglie, inforcare la bicicletta, che Malossi si ritrova al cospetto degli agenti e poi su un treno diretto a Calenzano dove, riverso sulla massicciata, sul lato esterno della linea che scende da Prato, giace il cadavere del morto in questione. Vestito in maniera seria ed elegante, il morto porta i chiari segni di una caduta: tracce di polvere biancastra sulla schiena, uno strappo alla cucitura della manica sinistra, un altro strappo all’altezza del ginocchio destro. Il volto è quello di un uomo anziano e ben curato, capigliatura candida, pizzo lungo e folto. Gli uomini accorsi per primi sul posto lo guardano con un’espressione di timore mista a reverenza. Nel sole accecante del mattino Malossi non tarda a scoprire il perché. Le tessere della Milizia volontaria e del PNF contenute nel portafoglio del morto mostrano generalità da far tremare i polsi: Graziani Andrea, nato a Bardolino di Verona, il 15 luglio 1864, Luogotenente Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Un caso spinoso, dunque, per cui bisogna fare presto, trovare i colpevoli, se ve ne sono, ma soprattutto consegnare quanto prima il corpo dell’eroe agli onori che la Patria vuole tributargli. Resta da chiarire, però, come Graziani sia finito riverso al suolo sulla scarpata opposta a quella di marcia del treno su cui viaggiava: si è suicidato, spiccando letteralmente un balzo fuori dal portello, oppure qualcuno, prima dell’alba, lo ha spinto con violenza giù dal convoglio? Malossi inizia a scavare con prudenza, tra resistenze, false piste e pressioni dall’alto, in un viaggio alla ricerca della verità che, dai binari della linea Prato-Firenze, lo condurrà lontano nel tempo, fino all’ottobre del 1917, sulle tracce di un fante italiano testimone silenzioso del disastro di Caporetto e, prima ancora, di una vita di trincea resa intollerabile dai massacri e dal rigore insensato di una gerarchia pronta a far pagare con la fucilazione anche la più banale infrazione del regolamento. Nel centenario della «disfatta» di Caporetto, Paolo Malaguti compone un impeccabile romanzo che getta una luce nuova sulle scelte, di memoria e celebrazione, di oblio e censura, fatte dall’Italia «vittoriosa» attorno al mito della Grande Guerra e al destino dei troppi caduti di quella inutile strage che, a parere di molti, segnò la vera fine della civiltà europea.

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Osvaldo Fava
80 posts

Questo libro è ambientato in parte sulla prima linea della Grande Guerra ed in parte su un omicidio
(esecuzione?) avvenuto nel 1931sulla linea ferroviari Roma Firenze Bologna Verona Brennero.
Nella parte inerente la guerra vengono narrati,senza enfasi,gli abusi e gli orrori a cui venivano sottoposti
i soldati semplici,in larga parte contadini e analfabeti,comandati da ufficiali,specialmente generali,
che non li consideravano uomini bensì carne da cannone,cioè sacrificabili.
I generali comodamente sistemati nella retrovie,come spiega molto chiaramente l'autore,
si limitavano ad imporre assalti per lo più inutili con l'ausilio dei carabinieri che sparavano
alle spalle ai soldati non particolarmente combattivi.
Più che altro poveri ragazzi che non avendo santi in paradiso dovevano,volenti o nolenti,
andare all'assalto,ubriachi, di un nemico altrettanto demotivato.
La parte di guerra viene narrata in prima persona da un veterano denominato solamente Il Vecio
il quale non si considera un eroe,ma solo un (fortunato?) sopravvissuto agli innumerevoli attacchi.
Quest'uomo poco più che trentenne,uno dei più vecchi al fronte,racchiude in se la rassegnazione,
tipica degli umili, del combattente,dell'insipienza dei comandanti,della macelleria della guerra,
delle decimazioni e delle esecuzioni assurde ordinate dai generali.

La parte riguardante l'omicidio del luogotenente generale della milizia fascista,Andrea Graziani,
interessa la questura di Firenze nella persona dell'ispettore Ottaviano Malossi,ex Ragazzo del '99,
incaricato di indagare su quella morte,incarico poi revocato da interessi superiori,
quando si è scoperta l'identità del cadavere.
Il corpo è stato sottratto ai normali accertamenti di legge da poliziotti dell'OVRA,la nostra Gestapo,
in base a ordini emessi dall'alto che preferivano un eroe morto ad un caso poliziesco.
Questo generale fu incaricato con pieni poteri,cioè poteva far fucilare a sua discrezione,
di rimettere in riga l'esercito allo sbando dopo la disfatta di Caporetto.
Pieni poteri di cui ha abusato con freddo cinismo.
Paolo Malaguti ha scritto un libro impeccabile sulla retorica della vittoria e su coloro
che ne hanno tratto vantaggi personali,millantando un eroismo che non era il loro.

Insomma un libro ben scritto e da leggere attentamente.

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